«Io scrivo come si fa la guerra, a ondate confuse come l'ondate del mare»: così Lorenzo Viani definisce, con una pennellata, il suo stile impuro e urticante.
Nella sua ostinata ricerca del vero (ossia della traduzione dei valori umani più “autentici” nelle strutture essenziali di una forma di per sé significante) e nell'incessante e inesausto tentativo di dar voce all'unica realtà che gli sta a cuore, quella dei suoi diseredati, della sua «turba rincorsa dalla sventura», Viani percorre una strada irta di ostacoli, di imperfezioni, di rapinose appropriazioni: gergo, dialetto, lingua letteraria. Tutto concorre a elaborare la sua cifra stilistica, quella lingua giocata sul registro di una visionarietà, di una distorsione grottesca del reale, che vira decisamente nella direzione di una visione espressionista.
Questo saggio si propone di approfondire tutti quegli elementi che, nella scrittura non meno che nella pittura, riconducono la figura di Lorenzo Viani nel solco dell'avanguardia europea più radicale.