Lo scambio epistolare intercorso tra Aldo Palazzeschi e Pietro Pancrazi negli anni 1916-1952 comprende 158 documenti ad oggi noti, la maggior parte scritti da Pancrazi e solo 49 da Palazzeschi. La disparità numerica tra le missive tuttavia non impedisce di seguire l’evoluzione del loro rapporto letterario e personale sullo sfondo degli eventi storici di un’epoca segnata certamente da eventi drammatici ma anche da grandi fermenti culturali. Le lettere raccontano infatti non solo le vicende umane e professionali, ma anche i fatti salienti della cultura di quella prima metà del Novecento visti, da una parte, con gli occhi di un critico di formazione classica e crociana come Pietro Pancrazi, e dall’altra di un letterato e poeta «moderno e anticlassico» come Aldo Palazzeschi. Le recensioni di Pancrazi alle opere di Palazzeschi –
Imperi mancati (1920),
Lasciatelo divertire (1925),
Un romanzo di Palazzeschi (Sorelle Materassi) (1934),
Umorismo di Palazzeschi (1937) e
I Fratelli Cuccoli (1948) – e le collaborazioni di Palazzeschi alle collane promosse e curate da Pancrazi –
Le più belle pagine di Giuseppe Giusti scelte da Aldo Palazzeschi e
Il Gatto di Giovanni Rajberti – scandiscono le tappe fondamentali di un lungo e proficuo rapporto di lavoro, trasformatosi ben presto in una sincera e profonda amicizia. Intorno ai due protagonisti agiscono alcune delle personalità più significative della cultura del tempo, direttori di quotidiani e di riviste, editori, artisti, scrittori, poeti e critici come Ojetti, Mondadori, Montale e Moretti, che determinando i gusti, le tendenze politico-culturali e gli orientamenti critici dell’epoca hanno profondamente influenzato gli sviluppi della storia letteraria della seconda metà del Novecento.
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